Agenda Digitale significa riforma e rilancio del Paese Fare davvero Agenda Digitale non vuol dire scrivere documenti, decreti e linee guida Fare davvero Agenda Digitale vuol dire far accadere le cose. Ma le cose non stanno accadendo e l'Italia è in ritardo: sia dal punto di vista della produzione normativa: solo 18 dei 53 provvedimenti attuativi dell'Agenda Digitale sono stati adottati e su alcuni di questi si accumulano oltre 600 giorni di ritardo; sia dal punto di vista dell'effettiva attuazione: secondo la Digital Agenda Scorecard le performance dell'Italia sugli indicatori Disponibilità di servizi Internet, eGovernment e eCommerce sono molto inferiori rispetto alla best performer (Svezia) ed in alcuni casi addirittura peggiori rispetto alla worst performer (Bulgaria), fattore che genera un calo di competitività del Paese. La diminuzione degli investimenti in ICT tra il 1996 e il 2008, ha determinato una perdita di punti percentuali del PIL italiano rispetto ai principali Paesi europei che hanno investito di più nelle tecnologie digitali. Per recuperare tale gap sono quindi necessari un forte cambio di passo e ingenti investimenti in digitale, per i quali, secondo le stime dell'Osservatorio, sono disponibili per i prossimi 7 anni fondi Europei pari a circa 1,7 milioni di € l'anno. Il problema fondamentale, che oggi rende difficile far accadere le cose, sembra stare in una governance confusa e frammentata dell'Agenda Digitale. La difficolta? principale e? rendere coerenti e attuabili decisioni prese da decisori a diversi livelli, che appaiono avere informazioni, interessi e obiettivi tra loro disallineati e per i quali soprattutto non sono chiari i confini nell'attribuzione delle rispettive responsabilita? in materia di Agenda Digitale. Solo con una governance più informata e partecipata si potrà creare un senso d'urgenza condiviso, una conoscenza diffusa e una partecipazione attiva, che sono ingredienti irrinunciabili per scatenare la rivoluzione digitale auspicata.