Investire non basta: gli effetti differenziali degli investimenti in digitale nei Paesi europei
I Digital Maturity Indexes (DMI) sono un set di indici compositi che hanno l’obiettivo di misurare il livello di digitalizzazione degli Stati europei, distinguendo tra Fattori Abilitanti e Risultati Ottenuti nell’adozione delle ICT.
In particolare, la versione del 2022 dei DMI è stata creata a partire da 109 indicatori relativi agli anni dal 2016 al 2021, raccolti da fonti ufficiali quali Eurostat (principalmente), Banca Mondiale, OCSE, Nazioni Unite, ITU, e World Economic Forum.
Le quattro dimensioni che rappresentano lo stato di avanzamento del digitale sono: 1) Infrastrutture, 2) Capitale umano, 3) Imprese, 4) Pubblica Amministrazione. Per ciascuna dimensione, distinguiamo inoltre tra Fattori Abilitanti e Risultati Ottenuti, secondo lo schema seguente:
Fattori Abilitanti:
- Disponibilità di connettività standard (1);
- Disponibilità di infrastrutture avanzate (1);
- Competenze digitali (2);
- Disponibilità degli strumenti (2);
- Disponibilità di forza lavoro ICT e attrezzature di base (3);
- Disponibilità di strumenti digitali avanzati (3);
- Servizi pubblici digitali offerti (3);
- Qualità dei servizi pubblici digitali (3).
Risultati Ottenuti:
- Adozione di connettività standard (1);
- Adozione di infrastrutture avanzate (1);
- Utilizzo di Internet (2);
- Contenuti, comunicazione e transazioni (2);
- E-commerce (3);
- Adozione di applicazioni avanzate (3);
- Uso reale dei servizi pubblici digitali (4);
- Percezione dei servizi pubblici digitale (4).
Europa a due velocità sugli investimenti in digitale
Grazie ai DMI è possibile stimare l’impatto gli investimenti degli stati europei sulla digitalizzazione. Per farlo, per ogni dimensione individuata sono stati formati due cluster in base al livello di investimento nel tempo e, successivamente, è stato misurato il divario digitale tra i due cluster con un cosiddetto modello lineare di crescita latente.
Gli indicatori proxy utilizzati per stimare la differenza in termini di investimento tra gli Stati europei sono i seguenti:
- Infrastrutture: Investimento totale nelle telecomunicazioni (fisse, cellulari mobili e altre wireless);
- Capitale umano: Spesa delle istituzioni pubbliche e private nell’istruzione terziaria;
- Imprese: Investimenti fissi lordi delle imprese in attrezzature ICT;
- Pubblica Amministrazione: Spesa interna lorda per R&S.
Per ogni dimensione abbiamo individuato due cluster di investimenti (high investment e low investment), con il relativo investimento medio per abitante (o per addetto, per la dimensione Imprese). Nel cluster high investment troviamo:
- Infrastrutture (media 160€ per abitante): Svezia, Finlandia, Irlanda, Belgio, Francia, Spagna, Italia. I paesi low-investment spendono in media 80€ per abitante;
- Capitale umano (media 616€ per abitante): Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia, Austria. I paesi low-investment spendono in media 196€ per abitante;
- Imprese (media 8.862€ per addetto): Svezia, Danimarca, Irlanda, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria. I paesi low-investment spendono in media 2.338€ per addetto;
- PA (media 1.271€ per abitante): Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia, Austria. I paesi low-investment spendono invece in media 375€ per abitante.
Come si è evoluta la maturità digitale in Europa
Successivamente, attraverso un modello di crescita latente, abbiamo misurato la differenza nei DMI tra i due cluster per ogni dimensione. La differenziazione tra Fattori Abilitanti e Risultati ottenuti si è mostrata fondamentale per stabilire il divario digitale europeo.
Nelle infrastrutture sembra esserci il cosiddetto “latecomer advantage” nella disponibilità della connessione a internet, che però non si verifica nella sua adozione.
Il Capitale umano ha un grande divario digitale nelle competenze dei cittadini e nella loro disponibilità di strumenti digitali, che sembra diminuire nell’utilizzo di internet, ma in verità il problema è che gli investimenti hanno un peggior rendimento nei Risultati Ottenuti.
Nelle aziende gli investimenti hanno garantito una crescita nella disponibilità di forza lavoro ICT e attrezzature di base, che però non è rispecchiata nell’uso di E-commerce e applicazioni avanzate.
Nella disponibilità di servizi pubblici digitali gli investimenti non hanno portato a nessuna distinzione tra i due cluster, mentre c’è un forte divario nel loro utilizzo e qualità.
La distinzione tra Fattori Abilitanti e Risultati Ottenuti si è mostrata fondamentale per misurare la disponibilità di tecnologie digitali degli stati europei e la loro effettiva adozione.
Inoltre, la suddivisione in 4 diverse dimensioni dei Digital Maturity Indexes ha evidenziato ulteriori criticità. Per le Infrastrutture e la PA gli investimenti hanno guidato in particolar modo i Risultati Ottenuti, per il Capitale Umano il divario tende a restringersi nei Fattori Abilitanti dove gli stati non sembrano capitalizzare gli investimenti effettuati, infine per le aziende il costante flusso monetario fornisce una crescita solo per i Fattori Abilitanti.
Per validare i risultati appena illustrati, con un modello additivo generalizzato abbiamo anche studiato nel dettaglio la traiettoria non perfettamente lineare dei DMI Capitale Umano – Fattori Abilitanti, con l’obiettivo di quantificare l’impatto di fattori non monetari sulla digitalizzazione. Questa dimensione cattura la familiarità delle persone con la tecnologia e la frequenza con cui utilizzano le tecnologie digitali, sulle quali c’è stato un grande impatto in seguito alla pandemia di Covid-19. In particolare, per i DMI si verifica un effetto omogeneo tra i cluster, con una straordinaria crescita del 10% nel 2021, dopo un periodo quasi costante.
Conclusioni
Per concludere, la digitalizzazione è un fenomeno multidimensionale che influenza tutti i settori della società: misurare la maturità digitale e capire il vero valore della trasformazione digitale è una questione olistica. Tuttavia, l’impatto degli investimenti cambia in modo decisivo quando si confrontano i fattori abilitanti della trasformazione digitale con i risultati effettivi. Ad esempio, c’è una crescita dei fattori che abilitano la trasformazione digitale tra le aziende, ma quando si guarda ai risultati raggiunti, il valore rimane costante. Inoltre, il divario digitale in tutte le dimensioni è più ampio se si considerano i risultati raggiunti e il progresso tecnologico è generalmente sovrastimato. La trasformazione digitale di una nazione non dipende solo da investimenti monetari e per questo i policymaker e i manager devono tenere in considerazione tutte le possibili dimensioni della digitalizzazione per i loro benchmark e le loro strategie.
A cura di
Francesco Olivanti
Agenda DigitaleRicercatore Senior dell’Osservatorio Agenda Digitale.
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