Il progetto di Smart Working in Campari
L’AZIENDA
Campari Group è lo storico brand di alcolici italiano nato a Milano nel 1860 dalla famiglia Campari, che ancora oggi detiene il 51% dell’azienda. Il brand, che conta più di 50 marchi nel suo portafoglio, è quotato nella Borsa Italiana dal 2001. Il network distributivo raggiunge 190 Paesi nel mondo, grazie alle 26 reti distributive proprie e ai 23 impianti produttivi, e conta all’incirca un totale 4900 dipendenti in tutto il mondo. La sede italiana si trova a Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese.
LE ESIGENZE
L’obiettivo dell’iniziativa di Smart Working è il miglioramento del benessere dei lavoratori e l’attivazione di pratiche che permettano alle persone di lavorare in modo efficace. Inoltre, lo Smart Working permette di attrarre e trattenere persone sfruttando come leva la presenza internazionale dell’organizzazione.
IL PROGETTO
Prima dello scoppio della pandemia nel 2020, nella sede italiana erano stati applicati dei modelli di Smart Working con un forte orientamento alla presenza in sede che doveva essere per l’80% del tempo. L’aver intrapreso questa iniziativa ha permesso di adeguare le tecnologie permettendo all’azienda di riprendere regolarmente le attività a poche settimane dallo scoppio della pandemia. Nell’estate del 2020, Campari iniziò a progettare il futuro modello di Smart Working cercando una soluzione che fosse più adatta alle esigenze aziendali e coerente con i suoi valori distintivi.
In Campari, il progetto di Smart Working si inserisce in un disegno strategico più ampio che è quello di diventare un’organizzazione che favorisce lo sviluppo delle proprie persone fornendo loro una “memorable experience”. Per questo l’azienda ha voluto ripensare al modello di Smart Working e ha agito sugli spazi fisici della sede principale.
L’attuale modello di Smart Working è valido a livello globale e prevede, per i lavoratori della sede centrale e con attività compatibili, una presenza in sede per il 60% del tempo e la possibilità di lavorare da remoto per il restante 40%. Sono presenti delle eccezioni per alcune figure che possono lavorare da remoto per il 99% del tempo, per motivi personali e/o familiari. Ciò è reso possibile dalle caratteristiche del ruolo ricoperto, che prevede pochi contatti con l’interno dell’organizzazione e maggiori relazioni con referenti esterni all’organizzazione. La scelta di prevedere che le persone trascorrano il 60% del loro tempo di lavoro in sede si basa sulla volontà di valorizzare la “Togetherness”, uno dei valori del Gruppo, che si applica sia al contesto in cui i prodotti di Campari vengono fruiti sia al modo di lavorare delle persone.
Per quanto riguarda gli stabilimenti produttivi, alcune figure specifiche di laboratorio, che hanno meno attività svolgibili da remoto, applicano un modello che prevede la presenza in sede per l’80% del tempo. La maggior parte del personale di stabilimento, per cui è obbligatoria la presenza, invece può usufruire di maggiore flessibilità nello smaltimento delle ore ROL rispetto a coloro che possono fruire dello Smart Working. Tale scelta è riportata all’interno dell’accordo di secondo livello ed è volta a compensare la flessibilità di luogo di cui non possono beneficiare.
Per quanto riguarda gli strumenti necessari per lo Smart Working, l’azienda ha deciso di fornire alle proprie persone una gamma di strumenti dando particolare attenzione, in fase di selezione, alla qualità dei prodotti selezionati. Ciascun dipendente ha a disposizione, oltre al pc personale, una tastiera, un mouse e una docking station. Campari ha anche inserito nei diversi spazi dedicati alla collaborazione sistemi di web conference e schermi interattivi per facilitare la collaborazione e l’interazione in un contesto ibrido.
Gli spazi di Campari hanno subito diverse trasformazioni per adattarsi alle nuove esigenze e i nuovi modi di lavorare. Nel 2009 è avvenuta la prima ristrutturazione degli spazi, a guidare la progettazione è stata la volontà di rendere visibile e concreto il valore aziendale della trasparenza attraverso la configurazione degli ambienti e i materiali utilizzati. Di fatto, i muri divisori sono stati sostituiti da pannelli di vetro, con poche pareti schermate per motivi di privacy e a causa dati sensibili trattati. Nel 2018 è avvenuta la seconda trasformazione ancora più radicale: tutti gli ambienti sono stati rimodernati seguendo la logica dell’activity based working. Le barriere fisiche sono state rimosse a favore di open space con postazioni prenotabili, sale riunioni, spazi di collaborazione e socializzazione, e ambienti buffer. Tutti i tradizionali uffici chiusi sono stati rimossi ad eccezione di 10 che sono rimasti tali perché vi lavorano persone che necessitano di elevati livelli di privacy. Queste ultime sono le uniche postazioni assegnate, tutte le altre hanno un approccio free desk e sono invece prenotabili, così come le sale riunioni. Ogni piano dell’edificio è stato assegnato ad una funzione aziendale, ma all’interno del piano non è prevista alcuna suddivisione o assegnazione degli spazi. Gli spazi di collaborazione, come le sale riunioni, sono fortemente differenziati in base alle necessità, sono presenti: spazi per favorire una collaborazione più strutturata, altri per incontri informali o per la generazione di idee. Per il lavoro individuale sono stati predisposti dei phonebooth e delle focus meeting room senza schermi per migliorare la concentrazione. Alcuni di questi ambienti si prestano a rispondere a esigenze, ad esempio il “Circolo Campari”: un ambiente multifunzionale dove è possibile sia lavorare sia svolgere attività più ludiche come per esempio giocare a biliardino, flipper e freccette o fermarsi a consumare qualcosa. Tutti gli ambienti sono stati pensati per essere gradevoli e abbelliti da oggetti di design funzionali che rendono l’esperienza in ufficio ancora più gradevole. In aggiunta, sono stati installati dei lockers dove le persone possono riporre i propri effetti personali.
Nella sede vi sono diversi spazi aperti ad esterni. Alcune aree dell’edificio sono riconfigurabili per ospitare eventi sia interni sia esterni; è inoltre presente una galleria visitabile aperta al pubblico e una zona in cui si svolgono corsi altamente qualificati di bartending e bar management (Academy) che si rivolge ad appassionati e professionisti.
Nel 2027 Campari si trasferirà in un nuovo edificio posizionato più verso il centro di Milano. L’edificio scelto sarà dimensionalmente più piccolo rispetto all’attuale, ma più densamente popolato, funzionale e facilmente riconfigurabile per massimizzare l’efficacia degli spazi a disposizione. Il cambio sede avrà sicuramente un impatto sulle abitudini dei dipendenti e la loro mobilità. Per questo Campari sta portando avanti degli studi per mappare le abitudini di spostamento delle persone e mettere a disposizione le soluzioni più sostenibili, come per esempio la predisposizione di colonnine di ricarica per le auto, abbonamento ai trasporti, e parcheggi convenzionati. In aggiunta, ci sarà una mappatura dei possibili partner per offrire delle soluzioni di ristorazione per i dipendenti Campari.
Nella progettazione, verranno ripresi diversi elementi e approcci già presenti nell’attuale sede, ma per individuare meglio le necessità delle persone, sono stati organizzate delle attività di ascolto come interviste e focus group e somministrate delle survey. A progetto completato, invece, saranno organizzati dei momenti in cui si spiegherà ai dipendenti come utilizzare al meglio gli spazi e le tecnologie a loro disposizione.
International Smart Working
Campari è un’azienda con una forte presenza internazionale e che ha fatto della mobilità internazionale uno strumento per lo sviluppo e la valorizzazione delle proprie persone. Ad oggi l’azienda ha circa 100 espatriati, che dall’Italia si sono spostati verso l’estero, e oltre 100 impatriati, ossia i lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia, di oltre 50 nazionalità diverse.
Tra le iniziative di International Smart Working sviluppate da Campari vi è la possibilità di lavorare da remoto all’estero per un periodo limitato di tempo. Tale possibilità viene data, previa autorizzazione, sia ai dipendenti italiani soprattutto in occasione delle ferie estive, sia agli impatriati che, saltuariamente, hanno piacere a tornare ai loro Paesi di origine. Relativamente a questa forma di flessibilità non sono ancora state definite delle linee guida, ma Campari ha comunque voluto che fosse possibile a fronte di richieste specifiche per garantire maggiore flessibilità alle persone e cercando di gestirle limitando i rischi per l’organizzazione.
Un’altra iniziativa di International Smart Working è quella che ha riguardato figure strategicamente rilevanti che, per motivi personali e familiari, hanno richiesto di poter lavorare da remoto in modo permanente da un Paese estero in cui Campari non ha una legal entity. Le figure in questione ricoprono un ruolo importante a livello organizzativo e sono difficilmente sostituibili: con una significativa esperienza e know how maturati in Campari. Dopo un’attenta analisi delle conseguenze fiscali e degli eventuali rischi per l’organizzazione, l’azienda ha deciso di attivare dei progetti di International Smart Working.
La dimensione internazionale è stata applicata anche per far fronte al problema del talent shortage per alcune posizione organizzative, Campari ha infatti deciso di aprire degli Hub aziendali nei Paesi in cui era più facile reperire queste tipologie di figure. Il progetto è stato preceduto da accurati studi di fattibilità, soprattutto sotto il punto di vista fiscale.
I BENEFICI OTTENUTI
L’attivazione del progetto di Smart Working ha permesso all’azienda migliorare il benessere dei lavoratori in generale e di garantire un miglior equilibrio tra vita privata e lavorativa soprattutto per i numerosi profili internazionali presenti in Campari e rendere così la loro esperienza lavorativa una memorable employee experience. In aggiunta, la flessibilità è un forte elemento di attrazione di nuovi talenti. Grazie ai progetti di International Smart Working, l’azienda ha potuto mantenere due figure strategiche per l’azienda, e di conseguenza conservare il know how da loro acquisito all’interno dell’organizzazione.
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