I modelli di fatturazione elettronica esistenti in Europa e nel mondo

A cura di:
Camillo Loro, ricercatore senior

Nella relazione del parlamento europeo di febbraio 2022, la Raccomandazione C1 riguarda la fatturazione elettronica e, in particolare, si parla di valutare la possibilità di introdurre gradualmente la fatturazione elettronica obbligatoria in tutta l’Unione entro il 2023, concentrandosi su una significativa riduzione dei costi di conformità, in particolare per le PMI. L’emissione delle fatture dovrebbe essere amministrata solo mediante “sistemi” gestiti dallo Stato/certificati, garantendo la piena protezione dei dati.

Volendo come sempre essere un attore di riferimento sui temi del Digital B2b in generale e della fatturazione elettronica, l’Osservatorio ha identificato e proposto una soluzione di fatturazione elettronica praticabile e armonizzata per l’Unione Europea.

Prima di discuterla, però, facciamo chiarezza sui modelli di dichiarazione e di fatturazione elettronica attualmente esistenti in Europa e nel mondo. Essi sono:

1) Real-time invoice Reporting model: si caratterizza per l’esistenza di una piattaforma centrale istituita dall’amministrazione fiscale che serve per la segnalazione della fattura (o di un sottoinsieme di dati) da parte degli operatori economici a seguito dell’emissione/scambio del documento. Questo modello, che necessita di soluzioni software accreditate, è tendenzialmente obbligatorio solamente per le imprese di grandi dimensioni, alle quali viene imposta la comunicazione dei dati entro 24-72 ore dall’emissione della fattura. La principale criticità derivante dall’utilizzo del Real-time invoice Reporting Model riguarda la mancata regolamentazione del formato della fattura elettronica, che costringe le imprese all’implementazione parallela di più sistemi per la rendicontazione ed estrazione dei dati, aumentando i costi tecnici a carico delle imprese stesse. Il modello è attualmente adottato da Ungheria e Corea del Sud.
2) Clearance model: prevede che la validazione della fattura venga eseguita prima o dopo l’emissione da una piattaforma centrale oppure da una rete di provider accreditati. Nel Clearance Model l’amministrazione centrale definisce il formato della fattura e istituisce l’archivio centrale dei dati. La piattaforma designata certifica al cliente la validità fiscale della fattura prima che questo effettui il pagamento. Essendo principalmente adottato a tutela delle esigenze dell’amministrazione fiscale, il Clearance Model presenta alcune criticità, quali ad esempio la mancanza di interoperabilità tra imprese, la necessità di intermediari tra piattaforma e impresa e l’inibizione dell’automazione dei processi. Il modello è adottato da diversi Paesi in America Latina, quali ad esempio Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù.
3) Centralised Exchange model: si focalizza sulla riscossione delle tasse e prevede il monitoraggio delle attività di procurement, impedendo uno scambio diretto di documenti tra imprese. Nel modello centralizzato, l’amministrazione fiscale istituisce la piattaforma esclusiva per lo scambio di fatture tra clienti e fornitori. Come nel caso del Clearance Model, il Centralised Exchange Model risponde alle esigenze dell’amministrazione fiscale. Alcune criticità connesse a questo modello sono: la necessita di intermediari tra piattaforma e impresa e la necessità di adottare soluzioni e processi separati per documenti correlati (es. ordini). Oltre che in Italia, il modello centralizzato è utilizzato in Kazakhistan e Turchia.
4) Interoperability model: è un modello decentralizzato che utilizza una rete di service provider privati. In questo modello, l’amministrazione fiscale definisce il formato e la metodologia di scambio unificate, garantendo l’automazione dei processi e lo scambio di documenti di business correlati alla fattura. Tuttavia, l’Interoperability Model non consente di effettuare controlli fiscali in tempo reale e necessita di specifici adattamenti per Paese. Attualmente, il modello è adottato da Russia, Singapore e Svizzera.
5) Decentralised CTC and Exchange Model (Continuous Transaction Controls): garantisce interoperabilità a livello nazionale e sovra-nazionale sfruttando una rete di provider certificati che devono attenersi a standard tecnici minimi predefiniti, garantendo al contempo la verifica fiscale. Il modello favorisce la conservazione degli investimenti sulle infrastrutture di business esistenti (es. EDI) e allo stesso tempo consente ai governi di valorizzare gli investimenti effettuati in piattaforme nazionali. L’obbligo di invio di dati all’amministrazione centrale da parte delle imprese riguarda solamente un sottoinsieme dei dati stessi, che deve essere tramesso immediatamente dopo la trasmissione della fattura.

Il modello proposto dall’Osservatorio, pensato per salvaguardare gli investimenti fatti dall’Italia e dagli altri Paesi che stanno percorrendo una strada analoga, è un ibrido tra il Centralised Exchange Model e il l’Interoperability Model basato su rete Peppol. Tale sistema permette di cogliere i benefici di entrambi i modelli: il primo favorisce una lotta efficace all’evasione fiscale, mentre il secondo garantisce interoperabilità tra i diversi Stati membri. La presente architettura non è tuttavia da intendersi come un obbligo a livello europeo, in quanto deve essere data la facoltà agli Stati membri di scegliere quale modello adottare con riguardo alle operazioni interne. Per garantire lo scambio dei dati fiscali tra i diversi Paesi membri, si ipotizza una connessione diretta delle piattaforme governative che possono scambiarsi, ad esempio su rete Peppol, i dati delle transazioni cross-border ai fini di verifica fiscale. Il modello proposto ha il vantaggio rispetto all’attuale di garantire una maggiore interoperabilità tra Stati differenti perché l’interscambio è effettuato su una rete aperta (Peppol). Il sistema, in prima battuta, potrebbe funzionare con gli standard nazionali. Questo comporterebbe però un lavoro aggiuntivo per i provider che, come nella situazione attuale, dovrebbero accordarsi con le controparti e sviluppare sistemi che supportino tutti i linguaggi utilizzati a livello europeo. Alcune evoluzioni di questo modello potrebbero riguardare:

  • la spinta sull’utilizzo dello standard UBL in tutti i Paesi. Questo semplificherebbe molto il lavoro di imprese e provider;
  • l’invio esclusivo di un sottoinsieme di dati fiscalmente rilevanti all’agenzia governativa, per migliorare gli aspetti di protezione dei dati. Tale invio potrebbe includere in allegato, per gli Stati che lo richiedono, l’intera fattura utilizzabile in caso di maggiori controlli.

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