Central Bank Digital Currency ed Euro Digitale: a che punto siamo?

A cura di:
Ivano Asaro – Direttore
Jacopo Fracassi – Ricercatore
Matteo Ruggieri – Analista Junior

Il trend delle CBDC: da quando se ne parla e perché

Tra i trend topic che si possono intercettare all’interno del panorama dei pagamenti innovativi c’è sicuramente quello delle Central Bank Digital Currency (CBDC), che, in parole semplici, non sono nient’altro che una rappresentazione digitale di una moneta fiat in corso legale. È interessante contestualizzare questo fenomeno e vedere quali sono stati i fattori chiave di spinta e di sviluppo. L’ultimo decennio è stato caratterizzato da grandi trasformazioni e rivoluzioni all’interno del panorama dei pagamenti, che hanno portato a una sempre maggior propensione all’utilizzo dei pagamenti digitali, anche se la maggior parte dei paesi a livello globale è ancora lontano da una concreta cashless society. Questi cambiamenti sono stati indotti non solo da fattori di natura tecnologica e regolamentativa che hanno “aperto” un mercato tradizionalmente chiuso con nuovi business model, ma anche grazie alla spinta dei consumatori che hanno appreso sempre più i vantaggi che il pagamento digitale porta con sé. La spinta fornita del consolidamento dell’e-commerce, l’utilizzo di smartphone e device wearable che permettono di effettuare una transazione in negozio senza dover estrarre il proprio portafoglio sono solo alcuni dei fondamenti chiave di questo nuovo scenario. Di particolare rilevanza è poi il crescente interesse verso il tema delle criptovalute e delle Stablecoin, che sono per loro natura associabili alla tematica delle CBDC. Basti pensare agli innumerevoli progressi che le crypto come il Bitcoin o Ethereum hanno fatto negli ultimi anni, passando da mezzi di pura speculazione ad essere accettati come strumento di pagamento da alcuni grandi brand come Gucci o Burger King, oppure a diventare moneta in corso legale in El Salvador, attirando l’attenzione di una buona fetta di operatori del mercato dei pagamenti (e non solo). Anche gli Stablecoin stanno vivendo una fase molto florida, con progetti che nascono sempre più di frequente (anche Meta di Zuckerberg aveva lanciato la sua personale Stablecoin chiamata Diem  , salvo poi fare dei passi indietro e vendere gli asset del progetto) e che possono essere considerati dagli utenti finali una valida alternativa alle CBDC, grazie ad alcune caratteristiche, fra tutte la programmabilità più elevata rispetto alla moneta tradizionale e la stabilità del valore della valuta digitale, che sono infatti condivise dalle due soluzioni. Negli ultimi anni dunque (dopo una fase iniziale in cui specialmente le banche centrali hanno osteggiato aspramente l’utilizzo di monete digitali come mezzo di pagamento alternativo), spinte anche dalla grande evoluzione nel mondo criptovalute e Stablecoin, le autorità nazionali e gli intermediari finanziari  stanno valutando soluzioni per sfruttare al meglio le caratteristiche delle stesse per emettere una versione digitale delle proprie valute, ma allo stesso tempo mantenere delle caratteristiche di stabilità e controllo tipiche della moneta fiat tradizionale. Un’opportuna precisazione riguarda l’effettiva differenza tra il denaro in forma elettronica e una valuta digitale emessa dalla Banca Centrale. Quest’ultima possiede tutte le caratteristiche della moneta fiat, si configura come passività nel bilancio della Banca Centrale ed è direttamente sostenuta da essa; al contrario, la moneta elettronica è un meccanismo di pagamento “stored value” (ad esempio il saldo è codificato su una carta prepagata della banca commerciale che la emette) che è legata alla possibilità di fallire degli intermediari finanziari che la gestiscono. Le CBDC tuttavia, come specificato a più riprese ad esempio dalla BCE, porteranno degli effettivi vantaggi all’Eurosistema nel momento in cui  i cittadini ne faranno un uso concreto e quotidiano, divenendo a tutti gli effetti come una valida alternativa alle forme di pagamento esistenti. Altri aspetti da considerare sono legati alla privacy e la tracciabilità del pagamento, che deve essere garantita come nel caso dell’utilizzo di una banconota cartacea; tra i punti di forza emerge sicuramente la questione della “financial inclusion” per coloro che non hanno accesso ai servizi finanziari tradizionali (in alcune configurazioni di utilizzo dell’euro digitale non vi è la necessità di possedere un conto corrente).

La diffusione delle CBDC nel mondo

Guardando alla diffusione globale del fenomeno, emergono la Jamaica e le Bahamas, che hanno già lanciato le loro valute digitali, rispettivamente il JAM-DEX e il Sand Dollar. Seguono poi territori in cui il progetto CBDC è in fase pilota come la Nigeria con l’e-Naira e la Cina con il suo Digital Yuan, che sta espandendo gradualmente le regioni in cui viene effettuata la fase di prova. La Banca Popolare Cinese ha infatti reso disponibile una “Digital Yuan App” per iOS e Android, mentre i giganti Tencent e WeChat hanno intenzione di inserire la CBDC come opzione di pagamento, raggiungendo così all’incirca 1,2 miliardi di utenti. Altri casi interessanti sono l’e-krona svedese, ormai entrato nella terza fase del progetto pilota, mentre per quanto riguarda la possibilità di vedere un dollaro digitale nel nuovo scenario, la Federal Reserve Bank sembra procedere con cautela: secondo quanto affermato da Powell, la Banca Centrale statunitense sta ancora valutando rischi e benefici e non ha ancora deciso che strada prendere.   

Il Digital Euro: a che punto siamo?

Ovviamente anche in Europa si sta prendendo in considerazione l’implementazione di una possibile valuta digitale. Di questa attività si sta occupando la Banca Centrale Europea, che al proprio sito riporta: “L’euro digitale sarebbe come le banconote, ma in forma digitale: una moneta elettronica emessa dall’Eurosistema (la BCE e le banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro) accessibile a tutti, cittadini e imprese. Un euro digitale affiancherebbe il contante senza sostituirlo. Amplierebbe la scelta su come pagare e renderebbe più facile farlo, contribuendo all’accessibilità e all’inclusione”. Per comprender meglio lo stato dell’arte dell’Euro Digitale può essere utile elencarne le principali fasi di sviluppo. Dal 12 Ottobre 2020 al 12 gennaio 2021 la BCE ha condotto una consultazione pubblica coinvolgendo 8200 cittadini da tutta l’Eurozona. Secondo quanto emerso, la funzionalità di pagamento non può essere l’unica caratteristica di una valuta digitale: a una moneta di questo tipo, secondo gli intervistati, devono anche essere associate altre caratteristiche, tra cui la privacy (43%), la sicurezza (18%), la possibilità di pagare in tutta l’area dell’euro (11%), l’assenza di costi aggiuntivi per detenerla/utilizzarla (9%) e la possibilità di essere usata offline (8%). Nell’ottobre 2021 è iniziato il processo investigativo che durerà almeno due anni, fino a ottobre 2023, con l’obiettivo di analizzare e discutere le principali caratteristiche riguardanti il design della moneta e la sua possibile distribuzione. A settembre 2022, dopo aver raccolto l’interesse di 54 player differenti, la BCE ha reso pubblico l’elenco dei 5 player partner tecnici incaricati di sviluppare prototipi per casi d’uso specifici dell’euro digitale:

  •     Nexi, la paytech Europea con sede a Milano, è stata scelta per sviluppare un prototipo di soluzione front end per l’accettazione dei pagamenti tramite l’euro digitale che vengono eseguiti su iniziativa del beneficiario (da parte dei merchant quindi) all’interno degli store fisici;
  •     Stesso ruolo, ma con sfumature differenti, sarà svolto da EPI (European Payment Initiative), l’iniziativa promossa da 31 banche e 2 acquirer che hanno l’obiettivo di creare una soluzione di pagamento paneuropea. EPI si concentrerà sui pagamenti in store, ma su quelli che vengono avviati dal consumatore/cliente in fase di acquisto di un prodotto;
  •     CaixaBank, la più grande banca spagnola con sede a Valencia, svilupperà un’applicazione mobile con l’obiettivo di simulare gli step necessari per trasferire euro digitali sul proprio conto e/o trasferire euro digitali ad altre persone (online p2p payments);
  •     Worldline, per costruire un digital wallet che supporti l’archiviazione dei fondi che possono essere trasferiti senza connettività tra privati (offline p2p payments);
  •     Amazon, coinvolto per la parte dei pagamenti e-commerce. Il motivo dietro il coinvolgimento di un player privato non europeo è presto detto: il successo del colosso dell’ecommerce di Jeff Bezos ha conquistato anche il continente europeo, rendendolo di fatto un caso d’uso impossibile da non tenere in considerazione. Come spiegato anche a più riprese dalla BCE, l’efficacia dell’euro digitale si manifesterà in caso di grande utilizzo da parte degli utenti finali per effettuare ogni tipo di operazioni (anche quelle online), per cui avere Amazon tra i beta tester diventa fondamentale per fotografare l’utilizzo di una CBDC in questo scenario.

Nella comunicazione ufficiale viene sottolineato che queste partnership sono limitate alla fase di esplorazione di soluzioni tecniche (che terminerà a gennaio 2023), non garantendo quindi che questi saranno i player che poi accompagneranno lo sviluppo di un Euro Digitale anche nelle fasi successive.

I prossimi passi dell’Euro Digitale: what’s next?

L’autunno del 2023 rappresenta la deadline che la Banca Centrale si è imposta per prendere una decisione sul far partire o meno la fase test di un possibile Digital Euro; una fase che potrebbe durare all’incirca tre anni, posticipando l’emissione effettiva della valuta non prima del 2026. La banca, infatti, afferma che una decisione sull’eventuale emissione potrebbe arrivare solo dopo aver completato con successo tutte le fasi, anche e soprattutto in funzione di una regolamentazione che stabilisca e disciplini gli aspetti essenziali della moneta.
Tirando le somme è possibile constatare come in Europa il Digital Euro sia ancora in una fase embrionale: c’è tuttavia la percezione che il tema stia divenendo sempre più centrale per la BCE e per le autorità, nonostante i tempi per una effettiva emissione di questa moneta sono previsti per il 2026 (previ ottimi risultati nella fase di test e una collocazione normativa adeguata da sviluppare nei 3 anni precedenti). Più in generale, l’implementazione di una moneta digitale potrebbe rappresentare una grande rivoluzione per il sistema dei pagamenti nell’Eurozona (e non solo), garantendo una serie di vantaggi non solo ai cittadini ma anche ai governi e alle istituzioni, oltre che a riaffermare la centralità della Banca Centrale. Le problematiche da smarcare sono tuttavia diverse, a partire dalle specifiche tecnologiche su cui basare la struttura (DLT, account based, token based), l’impatto che questo potrebbe avere sull’integrità del sistema monetario attuale, l’effettivo utilizzo da parte dei cittadini (che sarà influenzato anche dai loro rapporti con il mondo crypto) e il complesso quadro normativo in cui si muoverà questo nuovo metodo di pagamento. Un altro tema rilevante da non sottovalutare è legato ad una possibile coesistenza o conflittualità delle CBDC con le Stablecoin, che dipenderà anche dall’impatto che la regolamentazione avrà su quest’ultime. Espandendo la prospettiva a livello globale, in alcune regioni questa soluzione sta diventando o è già diventata una realtà per i cittadini, mentre in altre zone si è ancora in una fase di studio approfondito per creare le condizioni di successo e fare in modo che una introduzione sia il più possibile compatibile con il complesso sistema monetario-legislativo vigente in ogni specifico paese.

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