Le strategie delle Big Tech sull’AI: la corsa (a ostacoli) dell’Intelligenza Artificiale

Contenuto Gratuito Insight Artificial Intelligence Giugno 2024

Gli analisti più cinici avvertono che, mentre l’Unione Europea è occupata a regolamentare (è notizia degli ultimi giorni – maggio 2024 – l’approvazione dell’AI Act da parte del Consiglio Europeo), la tecnologia corre veloce e lo scenario rischia di cambiare troppo rapidamente. Dall’altra parte dell’Oceano, infatti, le Big Tech non perdono occasione per annunciare innovazioni, basate in particolare sulla Generative AI, che sanno entusiasmare e spaventare allo stesso tempo. A partire da novembre 2022, con l’avvento di ChatGPT 3.5 rilasciato pubblicamente da OpenAI, le principali aziende tecnologiche – Microsoft, Google, Facebook (Meta), Apple, Amazon – hanno intensificato i loro sforzi e investimenti in questo campo, entrando in una vera e propria rincorsa all’annuncio più stupefacente. Proviamo a ripercorrere velocemente le principali tappe, cercando di comprendere le strategie di fondo di queste realtà.

Microsoft e l’Intelligenza Artificiale

Microsoft ha stabilito fin da subito una presenza significativa nel campo della Generative AI con un investimento di 10 miliardi di dollari in OpenAI all’inizio del 2023. Questa partnership ha permesso a Microsoft di integrare le tecnologie di OpenAI nel cloud Azure, portando alla creazione di Copilot, un assistente chatbot che utilizza i modelli GPT-4 e DALL-E 3. Copilot è stato implementato in diverse applicazioni di Microsoft 365 e Bing, con la promessa di migliorare notevolmente l’esperienza utente. Il New York Times, in un articolo del 20 maggio 2024, ha titolato “Can AI make the PC cool again?” ed è questa sicuramente la domanda che sembra riassumere nella maniera più efficace la strategia di Microsoft per il prossimo futuro.

Google e la sfida all’AI Generativa, rivoluzionare il motore di ricerca

Inizialmente, l’avvento dell’AI Generativa in modo pubblico e gratuito è stato visto dagli addetti ai lavori come un grande pericolo per Google. “Sostituirà i motori di ricerca?” ci si chiedeva e ci si chiede tutt’ora. Nella pratica, il gigante di Mountain View è stato probabilmente costretto a scoprire le sue carte e a rendere pubbliche soluzioni su cui già stava lavorando, ma sarebbe a dir poco azzardato ritenerlo impreparato. Ha fatto il suo ingresso nel campo della Generative AI all’inizio del 2023 con il lancio di Bard; successivamente, ha integrato vari strumenti generativi nel suo ambiente cloud, tra cui Google Workspace e Cloud. L’assistente virtuale di Google, inizialmente noto come Duet AI, è stato aggiornato e rilanciato come Gemini a dicembre 2023. Ciò che più conta, la sfida di Google è quella di rilanciare il suo core business, trasformando la ricerca sul web in ottica generativa senza perdere (pur nel cambiamento) due punti chiave: la capacità di rispondere alle esigenze degli utenti, che lo hanno reso di fatto onnipresente nella nostra vita quotidiana, e il modello di business basato sull’advertising.

Meta e l’approccio open-source all’Intelligenza Artificiale: LLaMA 3

Nel frattempo, Meta – che, come il nome stesso ci ricorda, aveva inizialmente puntato sul metaverso come tecnologia centrale nell’immediato futuro – ha recentemente orientato i suoi sforzi verso la Generative AI. Nel 2023, Meta ha lanciato il modello LLaMA, con l’ultima versione, LLaMA 3, rilasciata nell’aprile 2024. L’approccio open-source di Meta è un elemento chiave della sua strategia, mirato a promuovere una maggiore adozione e innovazione rapida. Perché questa direzione? Stando alle dichiarazioni dello stesso Mark Zuckerberg, l’open-source è una scelta più che consapevole, volta a favorire l’affermazione di standard che possano evitare a Meta di diventare dipendente, sui modelli AI, da una delle altre realtà citate in questo articolo.

Apple e l’integrazione dell’AI

Arriviamo ad Apple. A marzo 2024, un documento reso pubblico dai ricercatori Apple ha annunciato MM1, un nuovo modello linguistico multimodale. Nonostante questo annuncio, volto probabilmente a dimostrare la forte competenza che contraddistingue anche il mondo Apple sul tema, la strategia di fondo sembra essersi spostata verso la realizzazione di partnership, e difficilmente i modelli sviluppati da Apple potranno posizionarsi come best-in-class. Il gigante di Cupertino punta sulla capacità di integrare l’AI nei propri dispositivi. Trasformando l’esperienza utente con l’AI, ci si chiede se Apple sarà in grado di ricreare quell’effetto sorpresa che arrivò a conquistare addirittura l’iconica espressione “iPhone moment”.

Amazon e la sfida all’AI Generativa

Infine, Amazon – con la sussidiaria Amazon Web Services – sta puntando soprattutto sul mettere a disposizione strumenti che consentano alle aziende clienti di costruire modelli di Generative AI. Nel frattempo, ha scelto il cavallo su cui puntare, se così si può dire, per ciò che riguarda i modelli di base. Si tratta di Anthropic, la startup ormai più che unicorno che con i suoi Claude – Claude 3 in particolare – sembra oggi la realtà che maggiormente riesce a sfidare a viso aperto le performance e le capacità di GPT-4. Su questa realtà, Amazon ha investito quattro miliardi di euro.

Conclusioni

Ripercorrere le strategie delle Big Tech ci dimostra come la Generative AI abbia oggi il potenziale di rivoluzionare gli equilibri tra le grandi aziende tecnologiche. Questi sviluppi ridisegnano il panorama tecnologico. A tutto questo, si aggiungono nuovi attori. In primis, OpenAI, chiaramente fortemente collegata al mondo Microsoft ma che dovrà trovare una sua chiara traiettoria di business; NVIDIA – sicuramente il più grande vincitore della Generative AI fino a questo momento – che, tra le altre novità, ha anche una forte partnership con Databricks, azienda che ha lanciato il concetto di data lakehouse e che sempre di più sta assumendo le forme di abilitatore per l’Intelligenza Artificiale.
Tuttavia, sarà cruciale bilanciare l’innovazione con la protezione dei diritti degli utenti, assicurando che l’entusiasmo per le nuove tecnologie non oscuri le responsabilità etiche e legali né porti a ulteriori rafforzamenti di posizioni di oligopolio e monopolio. Scandali recenti evidenziano, ad esempio, l’utilizzo non autorizzato di dati personali, sollevando questioni che portano anche l’opinione pubblica a richiedere una regolamentazione. L’AI Act dell’Unione Europea non può non essere accolto positivamente; solo così la Generative AI potrà realizzare il suo potenziale trasformativo in modo sostenibile e condiviso.

A cura di

Irene Di Deo

Irene Di Deo

Direttrice

Ricercatrice Senior dell'Osservatorio Big Data & Business Analytics, dell'Osservatorio Artificial Intelligence e dell'Osservatorio Intelligent Business Process Automation

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