I trend innovativi nel mondo dei pagamenti: l’Open API e l’Identità Digitale

L’evoluzione del settore dei pagamenti

Il mondo dei pagamenti elettronici vive un periodo florido di evoluzioni, che nascono sempre più dalla commistione dei numerosi e variegati attori che coesistono in questo sistema: dai fornitori di servizi, agli esercenti, ai consumatori, fino ad arrivare al regolatore. Tra i trend più interessanti che si stanno sviluppando troviamo certamente il Buy Now Pay Later, fra l’ingresso di nuovi attori che offrono anche soluzioni B2b e una normativa che è sempre più attesa, ma anche il tema blockchain e delle CBDC (di cui abbiamo parlato approfonditamente qui) con l’importante risvolto sull’impatto che potrebbero avere sul settore finanziario; ci sono poi la Request-to-Pay, i pagamenti tramite smart objects (ad esempio gli In-Car Payments) e la concezione sempre più diffusa di Super App a cui molti fornitori di servizi vorrebbero tendere. In questo articolo si vuole però approfondire due dei principali trend che stanno caratterizzando il settore dei pagamenti, pur nascendo in un contesto originario differente: le Open API (come fattore in grado di abilitare nuovi servizi) e l’identità digitale come elemento chiave per i pagamenti elettronici e per il concetto più ampio di wallet.

Open API in Europa: un trend in crescita, ma con un potenziale ancora inespresso

In Europa, l’entrata in vigore della seconda direttiva sui sistemi di pagamento (PSD2) nel settembre del 2019, ha portato diverse innovazioni per il mercato dei pagamenti. Tra i molteplici obiettivi della normativa vi sono la tutela dei consumatori, il fornire uno stimolo per l’utilizzo dei pagamenti elettronici e regolamentare l’accesso al mercato per favorire la concorrenza nella prestazione dei servizi di pagamento. In questo contesto si collocano le Open API, che rappresentano “l’apertura” delle banche a terze parti per potersi interfacciare direttamente con i consumatori finali e fornire diversi servizi. Tra questi troviamo i servizi di account information (AIS), che permettono alle terze parti di avere accesso alle informazioni dei clienti, e i servizi di payment initiation (PIS), che consentono agli utenti di autorizzare una transazione direttamente dall’app o dal sito del prestatore del servizio di pagamento senza dover obbligatoriamente passare dal portale della propria banca. Questa innovazione è di fondamentale importanza in un contesto finanziario dove l’appagamento del cliente finale e la customer experience sono sempre più al centro dell’attenzione. A partire dai requisiti normativi, alcuni attori di mercato più portati all’innovazione hanno deciso di andare oltre gli stretti obblighi legislativi e di condurre parte del loro business in un’ottica di coopetizione, dove gli incumbent tradizionali e i TPP (third party providers) possono sviluppare nuovi servizi in maniera più efficace ed efficiente. L’interesse verso questo fenomeno cresce, anche se il numero delle chiamate alle API e il numero degli attori che forniscono servizi PIS e AIS è ancora limitato, considerando l’enorme potenziale che la spinta normativa e la coopetizione potrebbero portare. Partendo dai servizi più classici abilitati dall’AIS, come per esempio il credit scoring o l’account aggregation dei diversi conti del cliente, si potrebbe infatti offrire ad ogni utente dei servizi completi di gestione finanziaria (smart budgeting o PFM) o di lending. Nel territorio del PIS invece, una potenziale linea di sviluppo è quella di offrire pagamenti online o in negozio che vengono attivati tramite l’utilizzo delle API. Esistono ancora delle difficoltà nell’implementazione di questi servizi e le performance non sono ancora ai massimi livelli, oltre al fatto che in Italia queste soluzioni sono poco conosciute sia di consumatori finali sia dagli esercenti che non riescono sempre a percepirne i benefici. Serve quindi un lavoro di ecosistema, che coinvolga attori dell’Open banking e banche, in modo da poter potenziare l’offerta e comunicarne il valore agli utilizzatori finali del servizio.

Il ruolo dell’identità digitale nei pagamenti

L’altro trend da analizzare è quello relativo al mondo dell’identità digitale e alle possibilità che essa porta con sé in ottica di “Digital Identity Wallet”, dove il riconoscimento dell’utente rappresenta un fattore abilitante all’utilizzo di diversi servizi fra cui anche quelli dedicati ai pagamenti. È ormai da diversi anni che sul mercato sono presenti Wallet di pagamento che hanno funzionalità differenti. Uno degli esempi più conosciuti è quello di PayPal, che collegando un conto o una carta permette di effettuare una transazione online (o in negozio); uno altro caso più recente è quello di Satispay, la fintech italiana da poco divenuta un unicorno che permette, oltre ai pagamenti in negozio, di effettuare diverse operazioni (pagare bollettini, effettuare ricariche telefoniche, pagare il bollo auto, fare donazioni, etc.). Altri wallet sono quelli sviluppati dalle Big Tech come Apple, Google e Samsung, che consentono di tokenizzare la propria carta fisica e utilizzarla per pagare in negozio e anche online. Nell’ultimo anno Samsung e Google hanno fatto un passo avanti e sono “ritornate” ad una concezione di wallet (tanto da rinominare l’applicazione per gli smartphone), dopo un passaggio in cui il servizio era incentrato quasi interamente sul solo pagamento, segno di come il mercato si stia evolvendo da una logica di servizio offerto singolarmente ad una logica di portafoglio in grado di “contenere” più elementi come i boarding pass, le carte fedeltà, le gift card, codici coupon, pass sanitari e diversi documenti personali (es patente, carta di identità, etc..). Ribaltando questa logica di wallet come “repository” e mettendo al centro l’identità digitale, viene identificato un nuovo paradigma che permette all’utente, una volta effettuata l’autenticazione, di utilizzare tutti i servizi integrati nel wallet, rendendo il pagamento un “di cui” di tutta una serie di attività. In Europa si sta già lavorando a una soluzione di questo tipo, con la revisione dell’eIDAS da parte della commissione europea e la definizione dell’architettura dell’EUDI Wallet, ovvero un prodotto che consente all’utente di conservare credenziali e attributi legati alla sua identità da poter utilizzare in caso di richiesta di autenticazione per fruire di svariati servizi. La commissione sta anche lavorando per garantire una “selective disclosure”, ovvero l’abilitazione dell’utente al controllo totale delle sue informazioni che verranno trasmesse in maniera selettiva in base alle richieste specifiche dei service provider. Un’altra novità che è stata introdotta nell’ultima revisione del regolamento riguarda i prestatori di servizi fiduciari, ovvero coloro che forniscono gli attestati degli attributi qualificati: alla lista sono stati aggiunti anche i registri elettronici, che “procurano agli utenti una prova e una traccia di controllo immutabile per la sequenza delle transazioni e dei dati memorizzati, salvaguardandone l’integrità”. Non mancano le iniziative che stanno cercando di elaborare soluzioni che rispettino le linee guida della commissione sulla struttura dell’EUDI Wallet. Focalizzando l’attenzione sull’ambito pagamenti, il consorzio NOBID (The Nordic-Baltic eID Project), di cui fanno parte Islanda, Norvegia, Danimarca, Lituania, Germania e Italia, sta cercando di sviluppare un progetto pilota su larga scala che permetta di gestire le transazioni verso soggetti pubblici, privati, online e nei luoghi fisici ed effettuare pagamenti cross-border. Tra i soggetti coinvolti per l’Italia figura PagoPA, in virtù del suo know how e del ruolo centrale nello sviluppo dell’ecosistema digitale in Italia, tra cui la piattaforma per i pagamenti digitali PagoPA e IO, l’app dei servizi pubblici.

A cura di

Ivano Asaro

Ivano Asaro

Direttore

Direttore degli Osservatori Innovative Payments e 5G & Beyond

Matteo Ruggieri

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Innovative Payments

Ricercatore Osservatorio Innovative Payments

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