Approvato il primo Disegno di Legge dedicato alle PMI: ecco i punti chiave per le aziende

Finalmente è arrivato il primo disegno di legge annuale dedicato alle PMI. Il Consiglio dei ministri ha da poco approvato il provvedimento, che introduce misure strategiche per rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l’aggregazione, l’innovazione del sistema produttivo e l’accesso al credito. Era atteso dal 2011, anno in cui venne varata la legge 180 (art. 18), per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese. Elementi positivi e trasversali sono rappresentati dall’approccio “chirurgico”, che prevede interventi effettivamente mirati per le micro e PMI che, nel loro complesso (NdA circa 5 milioni di imprese), occupano quasi l’80% della manodopera nazionale e producono circa il 65% del fatturato italiano.

Disegno di Legge dedicato alle PMI: gli aspetti più salienti

Sappiamo che il concetto “piccolo è bello” oggi non vale più se non nei mercati di vicinato e nelle realtà locali. Il DDL parla di filiere (da capire come funzioneranno le centrali consortili), di sostegno alla filiera della moda, di stimolo all’aggregazione attraverso i contratti di rete soggetto, resi più appetibili dalla sospensione d’imposta sugli utili destinati agli investimenti del programma di rete. L’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI sostiene da alcuni anni la necessità di approcciare in modo verticale il mondo delle PMI: le iniziative a sostegno (finanziarie e non), come pure gli investimenti nella connettività hanno bisogno di visioni territoriali per migliorare efficienza ed efficacia delle iniziative. Un esempio su tutti: la mappatura sulla connettività FTTH, sovrapposta alla distribuzione delle PMI sulla penisola, ha rilevato necessità a macchia di leopardo. Ecco l’urgenza di pensare interventi flessibili, in grado di favorire la contaminazione all’interno delle filiere, dei distretti, dei settori, perché in questi ambiti le imprese condividono problematiche e linguaggi.

Anche la semplificazione richiesta a INAIL in tema di salute e sicurezza sul lavoro – pur mantenendo alti gli standard – va nella direzione auspicata di alleggerire le piccole realtà dalle incombenze amministrative (anche qui vedremo cosa verrà partorito). In realtà dovremmo pensare di aumentare l’alleggerimento amministrativo-burocratico anche ad altri comparti. Chi sa di PMI, è consapevole che gli ammortizzatori interni di una piccola azienda non sono quelli di una grande realtà. La malattia di un dipendente pesa in modo diverso rispetto a una grande realtà. La quotidianità soffoca l’iniziativa e la programmazione nelle piccole aziende, perché non c’è molto tempo per pensare visto che ogni giorno ci sono le scadenze, i solleciti ai fornitori, i reclami da gestire, i clienti da servire, le banche da sensibilizzare per gli affidamenti, gli adempimenti, le verifiche periodiche. Tutte attività ben scandite nelle organizzazioni ma in quelle di ridotta dimensione più concentrate in poche persone. Se vediamo che, spesso, i reparti amministrativi hanno un organico più consistente di quello commerciale, qualcosa non funziona, perché la domanda da porsi è “Qual è l’oggetto sociale dell’impresa: produrre servizi e prodotti o garantire la compliance?”.

Infine, in questa veloce carrellata sui principali contenuti del DDL, la staffetta generazionale (per imprese fino a 50 dipendenti) apre a un macro-tema, delicato soprattutto per le micro e PMI: l’upskilling e il reskilling del personale, strettamente connesso all’ingaggio delle nuove generazioni e al ricambio generazionale all’interno delle organizzazioni. Le PMI fanno fatica a trovare personale, poche elaborano modelli formativi strutturati con modalità diverse dal normale affiancamento agli esperti, rara è l’applicazione di sistemi premianti che superano la discrezionalità del titolare o del diretto responsabile. Ben venga il provvedimento che incentiva alcuni processi di ricambio, ma da solo non basta. Dobbiamo pensare a momenti formativi incentivati, gestiti però al di fuori dell’orario di lavoro (l’assenza pesa, come già detto), e anche a un percorso di crescita culturale degli imprenditori e delle figure apicali di micro e PMI. La ricerca effettuata dall’Osservatorio ha evidenziato che la formazione – finanziata e non – è poco “frequentata” da imprenditori e figure apicali. Da lì nasce la capacità di elaborare nuove visioni, di cogliere le opportunità, comprendendole, offerte dai provvedimenti istituzionali e di effettuare gli investimenti per la crescita.

A cura di

Claudio Rorato

Claudio Rorato

Direttore

Responsabile Scientifico e Direttore dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, Direttore dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI

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