Impegnare i beni, possedendoli: le nuove prospettive per il finanziamento delle scorte

La notizia si aspettava da anni, precisamente da quando, prima con il Decreto Legge (DL) 59 del 3 maggio 2016 e poi con il DL 114 del 25 maggio 2021, il Ministero delle Economie e delle Finanze (MEF), di concerto con il Ministero della Giustizia, avevano pubblicato il regolamento concernente il registro dei pegni mobiliari non possessori. I decreti prevedevano l’istituzione di un registro informatico dei pegni, gestito dall’Agenzia delle Entrate con la vigilanza del Ministero della Giustizia, che serve a iscrivere e certificare tutte le richieste legate al finanziamento di beni (quali beni?). Tale registro si cita e descrive nell’Articolo 1 del DL 114, stabilendo che sia una condizione necessaria per il funzionamento delle soluzioni abilitate da tale misura. Il problema? È che il registro è stato introdotto e lanciato solo il 14 giugno 2023, precisamente sette e due anni dopo i DL, e questa è la notizia!

Facciamo un passo indietro: cosa è il pegno mobiliare non possessorio e quali soluzioni abilita? Il pegno mobiliare non possessorio è “una forma di garanzia […] di un credito concesso su beni mobili appartenenti al debitore finanziato” (Agenzia delle Entrate, 2023). L’innovatività di tale pegno è nella possibilità per il debitore di non perdere il possesso dei beni impegnati, i quali possono essere gestiti e utilizzati secondo la sua operatività. Di fatto, questo pegno abilita la soluzione di Supply Chain Finance chiamata Inventory Financing (finanziamento delle scorte). Questa soluzione prevede l’impegno delle scorte possedute in magazzino per ottenere un finanziamento, il cui scopo principale è coprire le esigenze di liquidità associate al capitale circolante operativo netto. Il pegno non possessorio consente di utilizzare tali scorte senza trasferire il possesso o la gestione all’istituto bancario/finanziario (o un delegato), di fatto permettendone l’utilizzo nei vari processi produttivi.

Inventory Finance prima e dopo l’introduzione del registro del pegno mobiliare non possessorio: cosa cambia?
L’Inventory Finance è una soluzione che veniva utilizzata ancor prima dell’introduzione del registro, ma questo potrebbe permetterne un’estensione delle applicazioni, nonché avere impatto sui costi operativi della soluzione.
In primis, con un aggiornamento del decreto pubblicato in data 12 ottobre 2021, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato l’elenco delle categorie merceologiche che possono essere oggetto del pegno. Rispondendo, dunque, alla domanda del primo paragrafo, l’elenco dei beni è molto generale, di fatto consentendo il finanziamento di qualsiasi tipo di scorta/bene, a patto che non sia già registrato. Di per sé, questa è un’ottima notizia, in quanto estende le possibilità di applicazione a una soluzione che vedeva impegnati solo beni il cui periodo di mantenimento a scorta era tanto lungo da poterne cedere il possesso agli istituti di finanziamento per un periodo di tempo pari a quello dell’impegno (es. beni con processi di invecchiamento, quali vini, formaggi, etc.).
Questa “non cessione” consente poi di ridurre notevolmente i costi di gestione della soluzione di finanziamento, in quanto i beni impegnati sono certificati nel registro telematico, riducendo per il creditore i rischi associati alla soluzione. Infatti, nel registro vanno inserite tutte le informazioni che descrivono i beni impegnati, come la natura del bene, il luogo di ubicazione dello stesso, il marchio o numero identificativo, la qualità, la quantità e altre informazioni tecniche, come il valore complessivo dei beni gravati. La non cessione, inoltre, permette all’istituto di credito di non dover gestire i beni impegnati, abbattendo tutti i costi di magazzino che erano necessari per mantenerli nelle condizioni adeguate (si pensi ai magazzini necessari per formaggi o vini). Di contro, non mancherà sicuramente la necessità di una visibilità diretta tra creditore e debitore verso i beni impegnati, la quale potrà essere agevolata soltanto dall’introduzione di tecnologie innovative che ne permettono di monitorare lo stato, come l’IoT o la Blockchain, come nel caso di successo di Latteria Soresina.

Insomma, il decreto esisteva (dal 2016, il primo), l’elenco delle categorie merceologiche è stato introdotto, e ora il registro è realtà. Le potenzialità di sviluppo per l’Inventory Finance e per il Supply Chain Finance in generale sono molte, soprattutto in questo periodo in cui le parole “crisi di liquidità per le imprese” sono tornate a circolare. Non ci resta che attendere i primi risultati della gestione del registro, i quali saranno forniti annualmente dall’Agenzia delle Entrate al Ministero della Giustizia.

A cura di

Alessio Ronchini

Alessio Ronchini

Supply Chain Finance

Research Assistant dell'Osservatorio Supply Chain Finance.

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