Meccatronica e digitale: sfide attuali e prospettive future

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La meccatronica costituisce una delle eccellenze dell’industria italiana: è un ramo altamente specializzato della meccanica e comprende oltre 50 mila imprese, raggruppando circa 1 milione di addetti. Fortemente orientata verso l’estero, la meccatronica contribuisce per circa un terzo all’export del Paese.1

Questo comparto, così pervasivo e centrale per la competitività dell’industria italiana, ha compiuto da tempo il “salto tecnologico” verso il digitale, e non solo per la disponibilità di incentivi dedicati (introdotti già nel 2016 con il Decreto Industria 4.0). L’innovazione, in particolare quella digitale, è stata una chiave fondamentale per mantenere l’attrattività del settore, resistendo alla concorrenza estera: l’interconnessione tra macchine e l’automazione hanno consentito alle imprese meccatroniche del nostro Paese di restare competitive grazie alla riduzione dei costi, a una maggiore efficacia nel controllo qualità e all’incremento nell’efficienza della produzione. È il concetto del “fare di più, con meno”. Inoltre, ne beneficia anche la relazione con il cliente: l’impostazione di una strategia digitale robusta e focalizzata sul medio-lungo periodo contribuisce a migliorare la buona reputazione dell’azienda in termini di capacità tecnica attuale e prospettive strategiche e di crescita future. Per questo motivo, la meccatronica si è trovata ad affrontare le molteplici crisi degli ultimi anni in una posizione di vantaggio rispetto ad altri settori2, anche se il suo percorso evolutivo non sarà comunque esente da sfide immediate e sul lungo periodo.

Tra le sfide più significative che la meccatronica dovrà fronteggiare, possiamo individuare:

  • l’incremento della competitività e la crescita sui mercati internazionali,
  • l’adozione e l’integrazione di tecnologie di frontiera come l’AI industriale, la servitization e la virtualization,
  • l’attrattività nei confronti di risorse con competenze tecniche e specialistiche adeguate agli avanzamenti tecnologici.

Tutto ciò è ancora più vero per le piccole e medie imprese del settore, che si trovano a fronteggiare tali sfide con meno spazio di manovra per la gestione dei propri investimenti e con maggiore difficoltà nel risultare attrattivi nei confronti di chi, in particolare i giovani, possiede le competenze necessarie a operare ai livelli tecnologici richiesti dal mercato.

Il tema è dunque particolarmente importante e urgente. Per questo, l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI ha portato il proprio contributo all’evento “Stati generali della meccatronica: L’uomo al centro dei nuovi modelli produttivi”, organizzato da A&T presso la sede di Confindustria Bergamo, moderando alcuni tavoli di lavoro sul tema dell’analisi e della valorizzazione dei dati. Si è trattato di un’occasione di ascoltare il punto di vista degli operatori del settore: partner tecnologici, associazioni, enti di innovazione e formazione, grandi imprese e PMI.

L’analisi del dato, e ancor più la sua valorizzazione, è emersa come aspetto fondamentale della trasformazione digitale delle imprese. Infatti, non basta interconnettere le macchine per digitalizzare l’impresa: serve ripensare il modello di business, integrando il digitale tra i suoi punti cardine. All’interno della strategia digitale dell’azienda, l’analisi del dato consente di generare valore contribuendo all’incremento dell’efficienza interna, dell’efficienza nelle relazioni lungo la catena di fornitura, con clienti e fornitori, e creando terreno fertile per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Se oltre il 90% delle PMI italiane raccoglie dati ma solo circa il 13% lo fa a partire da sensori o dispositivi intelligenti, significa che alla raccolta non sempre si accompagna la reale capacità di estrarre valore dalle informazioni a disposizione3. Le difficoltà che le imprese incontrano in questo ulteriore passaggio sono particolarmente rilevanti nel caso delle PMI. Spesso, il problema è percettivo: il vertice aziendale non è pienamente consapevole del valore che i dati possono generare per l’impresa e, pertanto, appare reticente a investire. Per superare questo scoglio, gli stessi fornitori tecnologici si sono trovati sempre più a svolgere il ruolo di accompagnatori nel percorso di digitalizzazione, cercando di sensibilizzare gli imprenditori sui benefici che il digitale consente di ottenere. A ciò si aggiunge il fatto che le competenze necessarie -per mettere a punto una strategia basata sui dati- sono complesse e multidisciplinari: devono coniugare conoscenze di tipo informatico-statistico al sapere specifico del settore e dell’impresa stessa. Eppure, impostare un sistema di analisi dei dati consentirebbe di introdurre in azienda una soluzione scalabile, che si può potenzialmente estendere ad altri processi o utilizzare per altre finalità: una volta raccolti i dati, è sufficiente modificare le domande per ottenere informazioni, e quindi valore, sempre nuovi.

Da questa riflessione, emerge come la meccatronica sia un comparto peculiare nell’industria italiana, caratterizzato da tratti di eccellenza ma anche da alcune delle debolezze ricorrenti del panorama industriale italiano, soprattutto per quanto riguarda le PMI. Alcune soluzioni alle principali sfide che attendono il settore potranno arrivare dall’ecosistema: sarà cruciale, infatti, la capacità di abilitare il trasferimento tecnologico, che permetterà di mettere a fattor comune le conoscenze e le competenze già esistenti. Le grandi imprese che trainano la filiera, per esempio, avranno un ruolo importante nello spingere le imprese più piccole a digitalizzarsi. In maniera simile, i distretti che caratterizzano l’industria italiana, e la meccatronica in particolare, potranno rappresentare la dimensione ideale in cui realizzare tale processo di condivisione e sviluppo. Inoltre, come hanno già dimostrato alcune PMI particolarmente virtuose, un approccio aperto all’innovazione e alla contaminazione consentirà anche a piccole realtà di essere al vertice dal punto di vista tecnologico, superando gli ostacoli dettati dalle dimensioni e dalle capacità di spesa ridotte. Ancora, enti come gli ITS4 assumono l’importante funzione di tramite tra il mondo delle imprese e quello della formazione, fornendo al mercato le competenze tecniche necessarie a rispondere alle esigenze di innovazione. Infine, il supporto in forma di incentivi da parte dello Stato resta fondamentale per spingere, nella maggior parte dei casi, il vertice aziendale verso l’investimento iniziale. In tal senso, è unanime l’appello delle imprese a prevedere misure strutturali, evitando discontinuità di anno in anno, al fine di consentire agli imprenditori di pianificare adeguatamente gli investimenti, dando continuità al posizionamento competitivo della filiera meccatronica del nostro sistema-Paese.

1ANTARES, 2021, “Resilienza Meccatronica”. Elaborazioni su dati Istat.
2ANTARES, 2021, “Resilienza Meccatronica”.
3Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, Politecnico di Milano. Dati riferiti al 2021.
4Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), nati nel 2010, sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. La loro offerta la cui offerta si configura in percorsi formativi riferiti alle aree tecnologiche considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del Paese.

A cura di

Sara Lombini

Sara Lombini

Innovazione Digitale nelle PMI

Research Analyst Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI

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