Impronta di carbonio: impatto sugli attori della filiera produttiva e ruolo dei dati e del digitale

Negli ultimi anni si è intensificata l’attenzione verso l’impronta di carbonio, in particolare nell’ambito delle filiere agroalimentari: secondo uno studio delle Nazioni Unite, ogni anno i sistemi agrifood mondiali sarebbero responsabili del 31% del totale delle emissioni di gas ad effetto serra. La maggior parte delle emissioni rilasciate dalla filiera agroalimentare a livello globale sarebbe generata dalle attività di produzione delle aziende agricole e zootecniche e dalla conversione dei terreni non agricoli (come le foreste) in terreni coltivabili: combinate, queste attività contribuiscono all’emissione di 10,7 miliardi di tonnellate di gas ad effetto serra ogni anno. L’industria della trasformazione alimentare, poi, contribuisce ogni anno a poco meno di 6 miliardi di tonnellate di gas serra (FAO ; United Nations). Queste emissioni hanno conseguenze di vasta portata non solo per l’ambiente e per le persone, ma anche per gli attori stessi della filiera. Basti pensare alle ondate di siccità, calore e alluvioni che si manifestano sempre più frequentemente, comportando una riduzione dei raccolti e della loro qualità, con conseguenze che gravano non solo sulle aziende agricole, ma anche sugli attori nelle fasi a valle della filiera, come le aziende della trasformazione alimentare che subiscono forti impennate dei costi della materia prima.

Non esiste una ricetta unica per riuscire a ridurre le emissioni: al contrario, una strategia di mitigazione deve passare attraverso tutta una serie di azioni, a partire dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza sul tema e quindi l’adozione di strumenti per la misurazione della propria impronta, passando poi all’implementazione di pratiche specifiche. Ed è in questo contesto che appare oggi sempre più evidente il ruolo rilevante dell’Agricoltura 4.0: l’utilizzo delle soluzioni digitali a monte della filiera rappresenta, infatti, un’opportunità fondamentale per migliorare l’efficienza e la sostenibilità del comparto agricolo, con ricadute a cascata su tutto il comparto agroalimentare. Tra le soluzioni più diffuse in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni del settore, si trovano sensori, droni e sistemi di mappatura satellitari e GPS, che consentono agli agricoltori di monitorare in modo più preciso le condizioni di salute delle colture e l’umidità del terreno e di prevenire la diffusione di malattie nei campi. Così, le aziende agricole riescono a gestire in modo più efficiente gli interventi di irrigazione e di applicazione dei fertilizzanti, utilizzandoli in maniera più efficace e riducendone gli effetti inquinanti. Anche l’intelligenza artificiale e i sistemi di supporto alle decisioni (DSS) possono essere sfruttati dalle aziende agricole per raccogliere e analizzare grandi quantità di dati e fornire raccomandazioni in tempo reale per ottimizzare la produzione agricola e a ridurre gli sprechi di risorse come acqua ed energia.

Non bisogna dimenticare che l’agricoltura racchiude anche un altro enorme potenziale, ancora parzialmente inesplorato: la sua capacità di rimuovere permanentemente l’anidride carbonica dall’atmosfera. Alcune pratiche agricole che mirano a rigenerare i suoli, infatti, sono in grado di sequestrare grandi quantità di carbonio dall’atmosfera e di immagazzinarle nei terreni e nelle biomasse. In questo modo, non solo si riduce l’impronta carbonica del settore agricolo, ma si riesce a rendere il suo impatto ambientale potenzialmente negativo. In questo contesto, l’adozione di specifiche soluzioni consente agli agricoltori di ottenere vantaggi sia per la salute del suolo e la resa delle colture attraverso pratiche di agricoltura sostenibile, sia per l’implementazione di un nuovo modello di impresa innovativo che ricompensa finanziariamente le aziende agricole per il sequestro del carbonio e la riduzione delle emissioni. Questo nuovo approccio, fortemente incentivato dal Green Deal dell’Unione Europea, è noto come “carbon farming” e sembra essere destinato ad arricchire l’offerta tecnologica del mercato dell’Agricoltura 4.0 (European Commission). Diversi provider di soluzioni digitali per il mondo agricolo, infatti, si stanno attivando proprio per includere la proposizione di soluzioni dedicate al supporto delle pratiche di carbon farming.  Tra le realtà emergenti del settore troviamo, ad esempio, Field Observatory Network, una piattaforma web a libero accesso sviluppata in Finlandia da un’alleanza tra ricercatori, agricoltori e aziende per monitorare i processi di sequestro del carbonio nel suolo e per visualizzare i dati sugli effetti dell’agricoltura del carbonio. Questa tecnologia combina e sintetizza in tempo reale dati meteorologici, immagini satellitari e dati provenienti dai campi per stimare i futuri sequestri di carbonio e informare gli agricoltori dei possibili effetti delle pratiche di carbon farming sul suolo, fornendo così uno strumento di monitoraggio per il supporto alle decisioni (Nevalainen O. et al., 2022)

Gli agricoltori possono poi beneficiare anche dei recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale che, combinata ad altre soluzioni 4.0, consente di rilevare con maggiore precisione i flussi di carbonio. Un esempio è Transitry, startup con base a Singapore, che propone una soluzione che mette in comunicazione le tecnologie di rilevamento satellitare e i sensori smart posizionati in campo con un software basato sull’AI per monitorare i volumi di carbonio sequestrati e immagazzinati nel suolo.

In un contesto in cui la decarbonizzazione delle attività di produzione agroalimentare è una priorità, il digitale si conferma dunque come un potente strumento per affrontare questa sfida in modo efficace e innovativo.

A cura di

Chiara Corbo

Chiara Corbo

Direttrice

Direttrice degli Osservatori Smart AgriFood e Food Sustainability del Politecnico di Milano. Laureata con il massimo dei voti in Economia Aziendale, ha conseguito nel 2014 il Dottorato in “Agrisystem”, la Scuola di Dottorato sul sistema agroalimentare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge dal 2010 ricerca sui temi della qualità, tracciabilità e sostenibilità delle produzioni agroalimentari. Ha collaborato con società di consulenza e istituti di ricerca in Italia e all’estero. Su questi temi è autrice di pubblicazioni accademiche e divulgative.

Cosimo Pacciani

Cosimo Pacciani

Smart AgriFood

Laureato in Economia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dal 2022 lavora presso l’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano come analista, svolgendo ricerca sulla digitalizzazione del settore agroalimentare, in particolare sui temi relativi all’Agricoltura 4.0 e all’impatto delle tecnologie digitali sul carbon farming e le agroenergie.

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