L’importanza del digitale per un sistema agroalimentare sempre più sicuro

A cura di:
Chiara Corbo – Direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood

A giugno è stata celebrata la Giornata mondiale sulla sicurezza degli alimenti, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cibo contaminato è causa di malattie per 600 milioni di persone ogni anno e per il 40% dei bambini con meno di 5 anni (OMS, 2022).
Sebbene la problematica della food safety sia di gran lunga più grave nei Paesi in via di sviluppo, anche in Europa ogni anno più di 23 milioni di persone si ammalano a causa di cibo contaminato, provocando oltre 5000 morti (OMS, 2017). Con l’emergenza Covid il tema della sicurezza degli alimenti è diventato ancora più rilevante: sebbene il virus, infatti, non sia trasmesso dal cibo, la pandemia ha ulteriormente alimentato l’attenzione su questioni come igiene, resistenza antimicrobica, malattie zoonotiche, frodi alimentare.

Già qualche anno fa la FAO, in occasione di questa ricorrenza, si era soffermata sul sottolineare i potenziali benefici della digitalizzazione dei sistemi alimentari per migliorare la sicurezza degli alimenti, proteggere il consumatore, valorizzare la qualità delle produzioni. In questo senso, le ricerche dell’Osservatorio Smart AgriFood confermano, ormai da tempo, il ruolo del digitale nei diversi nodi della filiera. Nella fase di produzione primaria, l’Agricoltura 4.0 contribuisce infatti a produrre cibo più sicuro, grazie a un utilizzo più razionale degli input – come gli agrofarmaci – con benefici quindi sulla qualità del prodotto e sulla sostenibilità (ambientale, sociale ed economica). Proprio la riduzione nell’utilizzo di input tecnici e una migliore qualità del suolo e del prodotto sono i primi benefici conseguiti dagli agricoltori italiani che hanno investito in soluzioni 4.0 (Osservatorio Smart AgriFood, 2021).

Le tecnologie digitali, poi, rivestono un ruolo essenziale nel rendere più efficienti ed efficaci i processi di tracciabilità e rintracciabilità alimentare, come anche dimostrano le numerose aziende agroalimentari italiane che stanno innovando in questa area. Certo, molte realtà si basano ancora su sistemi informatici “tradizionali” (ad esempio, gestionali e software verticali) e la stessa offerta di soluzioni per la tracciabilità alimentare è costituita ancora per una buona metà da questa tipologia di prodotto; il settore, tuttavia, guarda con crescente interesse a strumenti sempre più innovativi – dai tag Rfid ai sensori IoT, dalle etichette “smart” fino alle più recenti piattaforme Blockchain  – che consentono di rintracciare più velocemente quei prodotti che, presentando delle anomalie, necessitano di controlli accurati ed eventualmente di un ritiro tempestivo dal mercato (Osservatorio Smart AgriFood, 2021).
Il valore dei dati di tracciabilità va ben oltre il tema della sicurezza alimentare. Se consideriamo “dati di tracciabilità” non solo quelli che le aziende devono identificare e trasmettere per rispondere agli obblighi normativi, ma anche tutti quei dati che possono essere volontariamente raccolti per arricchire il prodotto di informazioni, si comprende bene come la condivisione dei dati diventi fondamentale per generare maggiore efficienza e resilienza della supply chain, grazie anche a un maggiore coordinamento tra gli attori. Ed è fondamentale ricordare che, alla fine della filiera, c’è un consumatore sempre più attento alle informazioni sull’origine, la qualità e i processi produttivi del cibo che acquista. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood l’88% dei consumatori ricerca informazioni sulla tracciabilità dei prodotti, che diventa dunque un parametro che guida le scelta di acquisto. Si guarda in particolare alla provenienza delle materie prime (64%), all’italianità del marchio (59%) e alla presenza di un marchio di qualità, come DOP e IGP (56%). Le filiere sotto la lente sono in particolar modo quelle dei prodotti di origine animale come carne e prodotti ittici, storicamente oggetto di maggiore attenzione per le tematiche legate alla food safety (si pensi, ad esempio, all’utilizzo degli antibiotici) e alla sostenibilità (impatto sul cambiamento climatico, benessere animale, ecc.). Seguono i prodotti ortofrutticoli freschi, l’olio di oliva, i salumi e insaccati e i prodotti lattiero-caseari.

Appare evidente, dunque, il ruolo essenziale dell’innovazione digitale per abilitare un sistema agroalimentare sempre più sicuro e sostenibile. Per il futuro, la sfida sarà continuare a investire su sistemi che abilitino sempre di più la condivisione dei dati lungo tutta la filiera, al fine di garantirne la qualità, valorizzare pienamente le produzioni (tema essenziale per il nostro Paese) e generare valore per tutti gli attori del sistema agrifood.  

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